Saturno Magazine, Articolo: MIMOZA AGASTRA  

MIMOZA AGASTRA  

MIMOZA AGASTRA -  BUKOWSKI SACRO E PROFANO

 

Saggio da Mimoza Agastra

 

Scrivere di una penna così chiacchierata, credo, richiede anche coraggio e sensibilità.

Tutti noi, quando abbiamo letto parti dell’opera di Bukowski, abbiamo apprezzato la sua libertà e immediatezza, il sarcasmo e il cinismo, abbiamo sentito e sperimentato la bellezza dei suoi versi e abbiamo tirato un sospiro di sollievo, a volte siamo stati perseguitati da lui . Le sue espressioni filosofiche originate dall’esperienza di vita, dalla vita depravata, sull’orlo della perversione, sono ancora attualissime.

Ricordo qui una sua espressione: “Bisogna convivere con le persone sbagliate, apprezzare il valore di chi ha ragione quando lo si incontra”.

Anche se la vita lo ha colpito con stereotipi e difficoltà, dice:

“A volte la bontà può essere trovata in mezzo all’inferno.”

“Sebbene triste, o ebbro di sofferenza, sembra che non abbia mai rinunciato a trovare, nell’oscurità del destino, la via del bene e della salvezza. Non credo che sia solo la tendenza istintiva di un uomo quando è in fondo al pozzo a cercare la luce che lo salvi, anzi, lui è la personificazione di quell’uomo che a prima vista mostra quell’atteggiamento anticonformista e dall’apparenza ribelle, ma che custodisce dentro come una conchiglia la perla in fondo all’oceano.

Bukowski è così anche per me, profondo, raro, difficile da accettare, ma se riesci a vedere nei versi il suo prodotto spirituale, ti innamori del verso, della forza, del messaggio, del modo in cui lo vedi ed esprimere amore

Basta ricordare il dialogo in versi:

 

– “Allora cosa facciamo?

– Amore

– Veramente?

– Si…

– Bene allora, mi spoglio!

– Perché spogliarsi?

– Per fare l’amore

– Chi ti ha detto che per fare l’amore devi essere nudo?

– Per quanto ne so, le cose stanno così…

-No, non è amore. È potere, violenza intenzionale su un altro.”

 

Così spiritualizza l’amore, l’atto sessuale, gli dà dimensioni non fisiche, gli dà un colore poetico misto a sentimenti di passione e genialità come solo lui sa fare.

A quanto pare si discute della sua perversità, della sua dualità “Sesso-Alcool”, del suo essere sempre dalla parte dei deboli, dei poveri.

 

La sua pungente ironia ha fatto sì che fosse molto discusso negli ambienti letterari, ed è stato addirittura etichettato come un poeta boemo, un poeta di cabaret, un ubriacone che, con la sua volgarità, lancia versi senza valore sulla società sotto l’effetto dei vapori dell’alcool, degradando la sana moralità della società.

Basterebbe a chiunque alzare un muro di rifiuto per approfondire la propria creatività.

Personalmente, penso che pochissime persone abbiano visto la sua vita e il suo lavoro in un prisma psicologico, perché avesse un simile background, perché vivesse in simbiosi con la ribellione, l’odio, mentre le sue parole erano tanto giuste quanto confortanti.

È proprio questo il punto nevralgico del mio saggio.

Ho letto da qualche parte che la sua infanzia è stata tanto isolata dal mondo quanto violenta verbalmente e fisicamente da parte del padre, fattori che lo hanno costretto a scegliere la “fuga” e la libertà sfrenata, facendogli una vita clandestina, ignorando la realtà circostante che lo moralizzava ed era contrario a tutto ciò che predicava regole.

La vita gli ha fatto provare occupazioni umili per sopravvivere. Sorprendentemente, questo è anche il periodo più appagante della sua creatività, il fiorire della forza di sfogo di tutta la poltiglia spirituale, che lo rendeva geniale e unico.

Dopo molte prove, lotte e sfide, il destino avrebbe brillato anche per lui, per risorgere al posto a cui apparteneva.

Grazie a questa “mano calda”, che lo fece uscire dalla sua vita oscura dove il destino lo aveva lasciato, si dedicò alla poesia, donando alla costellazione di allora uno splendore e un livello letterario che lo portarono a sfiorare fama e successo in Europa e in America.

Anche per lui sorse il sole, grazie alla frequentazione di personaggi illustri e di un mondo spirituale ricco e bello che ebbero occhi e attenzioni per dettare il suo talento e la sua genialità. Hanno dato una svolta radicale alla sua vita, che si manifesta anche nella sua creatività.

Già negli scritti si cominciavano a riconoscere aspirazioni, speranze, moralizzazioni, queste ultime un tempo erano il suo incubo, ora fanno appello:

 

“La tua vita è la tua vita

Non puoi sconfiggere la morte

Ma puoi sconfiggere la morte nella vita

E tutte le volte che impari a farlo

Più luce ci sarà

C’è una via d’uscita

Da qualche parte dove c’è luce…”

 

Non è dunque il pregiudizio l’arma più feroce che noi esseri umani abbiamo tra le mani e la usiamo frequentemente, limitandoci la possibilità di godere del vero valore di conoscere e giudicare direttamente l’opera.

Non è questo un errore che di solito commettiamo tra di noi, o con estranei, semplicemente credendo nei miti che vengono sollevati al riguardo?

Come dice lo stesso Bukowski, questa tendenza, come inconsciamente, fa perdere amici, coniugi, parenti e perfino la propria mente.

In conclusione, vorrei portare alla vostra attenzione un altro aspetto molto discusso, oggetto di esclusione e penalizzazione nei suoi confronti: la blasfemia.

Forse, per molti credenti, proprio questa sua apparizione lo ha fatto entrare nei recessi dell’oblio. Ricordo un suo passaggio:

“Sono il padrone di me stesso.

Siamo qui per disimparare le lezioni della Chiesa, dello Stato e del nostro sistema educativo.

Siamo qui per bere birra…”, ma col tempo, quando subì la sua metamorfosi e la sua purificazione spirituale, arrivò a comprendere ed accettare l’esistenza di Dio e il suo potere, e morì addirittura nelle mani dei monaci.

Quindi, nonostante la contraddizione che esiste nella sua totalità, resta comunque attuale, leggibile e magica.

Perché, come dice lui stesso: “Geniale è colui che riesce a penetrare facilmente e semplicemente nelle masse”.

Vorrei chiudere la mia opinione con una sua espressione molto incoraggiante e accattivante allo stesso tempo:

“Siamo qui per vivere la vita così bene che perfino la morte stessa ha paura di prenderci.”

 

 

 

 

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