Saturno Magazine, Articolo: TAGHRID BOU MERHI - LIBANO & BRASILE 

TAGHRID BOU MERHI - LIBANO & BRASILE 

 

 

TAGHRID BOU MERHI - LIBANO & BRASILE 

 

 

Il NULLA E L'ESSERE

 

 

Una dualità che cattura il pensiero,

si cela come un’ombra dietro la luce.

Silenzioso è il nulla,

un vuoto che si nasconde dietro le cose.

Può forse il silenzio generare clamore,

e il nulla tessere una storia?

 

Il nulla è quiete,

sparge il suo incanto sulle cose affinché svaniscano come se non fossero mai esistite.

Ma l’essere è un battito nascosto,

un sussurro nel cuore del vuoto:

"Non sei la fine,

sei l’inizio di una nuova nascita,

un mondo ancora da scrivere."

 

L’essere si riempie,

il nulla si consuma,

due danze sul palcoscenico della vita:

qualcosa nasce dal nulla,

e qualcosa a esso ritorna.

 

E nella distanza tra apparire e svanire,

si accendono le nostre grandi domande:

L’essere è un dono o una prova?

Il nulla è pace o castigo?

Siamo vivi o solo ombre di un dramma passeggero?

 

Nel profondo di noi stessi, un vuoto attende il momento d’incontrare il nostro vero io.

Solo allora,

quando ascolteremo il nulla,

comprenderemo il senso dell’essere.

 

 

ECCO LA NOTTE

 

 

Ecco la notte che avanza pesante sui fianchi del cielo,

e nessuno, tranne lei, conosce il segreto di questo peso.

Porta tra le sue pieghe un silenzio simile alla cenere,

sprofonda negli occhi dei veglianti

lasciando dietro di sé solo il vuoto,

un vuoto che si fa sempre più oscuro man mano che l’alba si avvicina.

Le stelle la chiamano,

ma lei passa senza voltarsi,

come chi fugge da stesso,

come chi piega la notte nelle sue ombre.

 

"Che notte lunga..."

lo dico mentre cerco di raccogliere i resti di una luce

da una memoria smarrita nella folla della perdita.

Non c’è luna a guidarmi,

né stella che canti sulla terrazza della mia anima.

 

Le domande sbucano dalle cantine della vita,

mi tentano con risposte smarrite nel frastuono dei giorni.

Cammino tra le delusioni come chi cerca un’uscita

in un labirinto dove si odono solo echi di risate

dimenticate dal tempo sulle soglie degli specchi.

 

"O notte,

dove nascondi le tue fini?

E come crei dal tuo buio un sentiero verso la luce?"

Mostrami come gli occhi si spengono nel grembo dell’oscurità per diventare simili a stelle,

come l’ombra abbraccia i segreti dell’universo

senza tradire la speranza.

 

"Mostraci,

o lunga notte,

come attingere la luce dalle tue profondità

e come fare dell’attesa una poesia

che danza alla presenza del chiarore."

 

Lo dico e so,

che questa notte non svanisce se non sulle rive del sogno,

quando il cielo apre le sue porte al vento.

 

 

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