ALBANA RRUSHI
L’andare via, l’allontanamento, il trasferirsi, la separazione, abbracciarsi, salutarci, sono le frequenti parole di questi giorni, degli ultimi mesi, degli ultimi anni.
L'ho visto ieri sera... Ci siamo incontrati per un caffè... Ci siamo incontrati quando stava portando i bambini a scuola... Com'è possibile che sia partito?
Ogni giorno sento senso di vuoto, di insulso nella mia anima. Meraviglia che l'uomo ha mosso e smuoverà per vedere, per passeggiare, ma non così, senza ritorno...
Si svuotano le città, i villaggi con una o due - tre case, oppure campagne di cui non hanno più un nome, poiché sono stati cancellati dalla memoria e dalla mappa. Che peccato!
Sembra che le città hanno perso la loro luminosità, mancano le loro luci, hanno perso la loro vivacità. Si, si... proprio la vivacità, perché la gente le dona respiro, le dà vita alla città.
La libertà del movimento, l'essere liberi cittadini dell'immenso mondo, non ci dà il diritto di voltare le spalle a questa terra, con questo nome così bello: Albania! Questa terra, che Dio stesso ha benedetto, questa terra che ha montagne alte e rocciose, ha il mare azzurro, blu, come il cielo, ha laghi, verdeggianti foreste, come il grande poeta del Rinascimento Naim Frasheri cantò; questa terra ha tutto ma non ha la sua gente, non ha gli albanesi, non ha le famiglie unite, per condividere l'acqua che ti disseta anche senza sorseggiarla. Vedi i paesi stranieri, rimani incantato dalla loro bellezza, ma molto in fretta, la nostalgia per la tua patria lacera il tuo cuore, per il giardino, per la soglia, per la porta (che si apre anche senza bussare), per il tavolo pieno dove c'è di tutto, ma manca e non c'è l'amore, non c'è affetto... manchi Tu, uomo!
Non so perché, ma anche nelle città con grande crisi, nessuno pensava di andarsene via così tanti. E perché? Amavano fosse di più il nostro paese? Forse erano più fedeli e Patrioti? No, non ci credo! Loro sono rimasti qui, in questa terra, in queste case, dove il pane sa del profumo della madre, del padre, perché apparteneva a loro.
E oggi noi dobbiamo amarla, svilupparla la nostra patria, proprio qui, perché amare la patria, vuol dire amare la libertà, la vita, la nostra lingua scritta in lettere d'oro dai patrioti. Non so perché in mente mi viene qualche verso:
"L'emigrazione, amici, l'immigrazione
chi andò e non rimase..."
Oppure le scene, la narrazione del libro "La Valle delle lacrime".
Perciò non dobbiamo ripetere la storia con lacrime, ma con i canti, con i balli nuziali domenicali, con i cortili dove si sentono le voci vivaci dei piccolini e non aule chiuse e anziani che finiscono in case di riposo, perché i loro figli vivono lontano, perciò forse, anche la tomba li peserà. Che peccato! Che tristezza!
Case che si chiudono, negozi che abbassano le saracinesche, città che cadono in un sonno letargico! Che vuoto! Quasi spaventoso!
Ma tu, uomo, svegliati! Inizi a vivere! Osserva con il cuore cosa ti manca in questa terra, in questo posto chiamato Albania.