Saturno Magazine, Articolo: ARIANNA GNASSO

ARIANNA GNASSO

SERE D’ESTATE

Profumi d’arancio

e gelsomino pungenti

solleticano la punta del naso,

il cielo dalle scie d’indaco

avvolge le distese di fioriti prati,

e le sinfonie delle nacchere suadenti

s’insinuano negli spazi di fianchi impazziti.

 

SCORRE

Di bicchiere in bicchiere

Il rosso vino ai chiodi di garofano,

e tra un brindisi alla ritrovata leggerezza

e il tocco caldo di lingue smaniose,

l’Estate pone

la sua luminosa benedizione

sulle nostre ombre ubriache.

 

TRASTEVERE

La vita affolla

le strade di Roma,

il fuoco esplode:

Trastevere

brucia di vino caldo,

di leggende popolari

e stornelli volgari,

di risate senza dignità

che coprono la musica dei pianti,

e stride l’allegra corda di violino,

piedi impazziti,

tuonano le mani danzanti

dai selvaggi ritmi.

 

Eccoli lì,

angeli di stracci,

sorrisi da stregatti

che non conoscono meraviglie,

comincia ora la loro danza.

Ballano

per dimenticare

l’esistenza di un passato

e le promesse bugiarde

di un futuro ipotetico,

ballano

per i sogni incontrastati

che sfumano la rigida realtà,

per un Dio sordo

alle loro eretiche preghiere,

che condanna

le loro voglie infantili,

che disperde vocaboli d’amore

per creare la sua dittatura.

Ballano

per gli anziani appesi alle finestre,

come camicie appassite sui balconi

a sventolare,

ballano

per i loro anni persi e dispersi

sull’allegra giostra

di un tempo mortificante,

ballano

per ribellarsi

all’ordine prestabilito,

a chi ha sempre comandato loro

di non fare rumore,

di chinare la testa,

anche se

è volere di tuo padre

che tu muoia

crocifisso

per un suo errore di valutazione.

Ballano

gli apostoli dalle suole fangose,

bimbi perduti

su un’isola senza forme né contorni,

denutrita di sogni,

di infanzie sperdute.

 

Scivola

selvaggia

tra i cuori di Roma

questa vita

che è il tutto

su cui si frantuma

il senso del nulla,

scivola,

scivola,

scivola,

senza sosta,

senza quiete.

 

Quanta estinta paura

si posa cauta

sui nostri capelli di spine,

e bruciano

questi nostri respiri effimeri

trafitti da spiragli di luna.

 

 

 

 

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