SARA

SARA

“Sin da bambina ho amato danzare, avevo 4 anni quando già mi creavo da sola le coreografie e inventavo passi.

Mia madre sempre molto orgogliosa di me mentre mio padre troppo impegnato con il lavoro, non aveva mai tempo, non ha mai visto una mia esibizione né mai mi ha accompagnato ad un provino.

Mia madre invece sempre attenta e sempre a cercare su giornali eventuali concorsi a cui farmi partecipare.

Risultò vero ciò che mia madre mi diceva sempre: l’impegno e lo studio prima o poi premieranno, così è stato per me. Mi ritrovai presto a danzare con i nomi al massimo livello, ricevendo grandi soddisfazioni.

Andai in giro per mezzo mondo e danzai in teatri che da sempre non avevo mai osato sognare.

Ma la vita è strana, ciò che dà spesso toglie, anche se hai lottato tanto per averlo.

Avevo meno di 20 anni e per la prima volta dovetti partire da sola, mio padre si era ammalato e mia madre non poteva lasciarlo da solo ma, non voleva che io rinunciassi a quell’occasione.

Partii con la tristezza nel cuore. Da allora cambiò la mia vita.

Nel bagno dell’aeroporto mentre allacciavo una scarpa, qualcuno mi spinse contro il muro e mi trascinò fin dentro in bagno, abusò di me dopo avermi indebolita picchiandomi.

 Mi trovarono due donne che entrarono e appena mi videro chiamarono soccorso.

Da allora la mia vita non è stata più la stessa, per molti anni non riuscivo ad uscire da sola, avevo sempre bisogno di avere qualcuno vicino e avevo sempre bisogno di piangere per sentirmi meglio.

Per molto tempo trascurai il ballo ma poi su insistenza di mia madre riprese, era un modo, diceva lei, per continuare ad andare avanti. Ho ballato per molti anni ma non riuscii ad avere le soddisfazioni che volevo e che, per il mio impegno, meritavo. Ormai ero un’altra persona, la ragazza che ero prima, era morta in quel bagno di quell’aeroporto.

 Molti anni sono trascorsi, ora Sara è nonna di una splendida bambina, legge molto e ama fare tante passeggiate, ma non ha mai dimenticato.